domenica 3 ottobre 2021

Murakami

 

Leggendo la trama ho pensato a “Il pescatore” di De Andrè. 

Murakami o lo ami o lo odi, non esistono vie di mezzo. Tra le due parti c’è una barriera alta come il muro di Berlino. 

L’ho scoperto con Norwegian Wood (titolo tratto dall’omonima canzone dei Beatles) e l’ho amato. Forse perché i libri, come le persone, arrivano “per una ragione, una stagione  o tutta la vita”.

Come tutti i giapponesi il suo linguaggio è diverso dal nostro, la sua è una voce profonda, che ha radici in posti sperduti degli esseri umani (spirito, anima e affini) ma a differenza degli altri autori giapponesi Lui ha un dono: la Visione. Visione dell’insieme, di questo mondo e dell’altro (qualunque altro).

Contiene in sé tutta la magia del cinema.

Non comprendi mai se i suoi personaggi sono giusti o sbagliati, forse perché sono ripuliti da qualsiasi “giudizio” di etichetta e lasciati alla più nuda “comprensione”, a volte “compassione”. Immersi in ogni caso da tanta musica.

La colonna sonora di questo libro è affidata ai Radiohead. 

Murakami è in questo senso il Nick Hornby del Giappone, ovviamente privo dello humor inglese. 


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